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A San Nazzaro...c'è una Madonna

RIAPRE AI VISITATORI E AI FEDELI LA CHIESA DI SAN NAZZARO, RICCA DI STORIA E DI ARTE

A chi, peregrinando per i sentieri che disegnano una nuova geografia di Bellusco, si ritrovasse a Cascina San Nazaro, può capitare di sentire arrivare dalla chiesetta una voce di preghiera: e sì, la chiesa è di nuovo aperta, finalmente restituita alla sua funzione, dopo un tempo in cui le è capitato di sperimentare ben altra destinazione. Entrarvi potrebbe essere l'occasione anche per riandare con la mente ai tanti fedeli, della cascina e no, venuti a deporre un’invocazione o un grazie, arrivando addirittura al ricordo delle monache benedettine. Ma le Monache qui non hanno mai pregato: quando venne fondato il monastero (e la data si perde nei secoli, arrivando a oltre un millennio fa), accanto al loro chiostro, visibile ancora oggi, come era tradizione per i Benedettini, sul lato nord fu edificata la chiesa. E intorno boschi e campi fertili. Forse anche qualche casupola per i coloni. Per far nascere alla storia il monastero bisogna aspettare un atto notarile del 1203: da allora le carte si fanno numerose, testimoni della sua importanza (fu così fiorente che assorbì i monasteri di Sulbiate e di Lentate) e ci parlano di pagamenti per le strade, di obituari, di rapporti di affari: soprattutto affitti, tanti affitti. Perché il monastero, con il trascorrere degli anni, ha accumulato un grande patrimonio terriero. Un patrimonio così grande da stuzzicare la brama dei potenti. Cominciano i signorotti locali, continuano i responsabili della mensa arcivescovile. Per tutti l'obiettivo è impadronirsi di tanto ben di Dio.

Ma se i signorotti locali si accontentano (si fa per dire) di prepotenze e violenze, ben più può la chiesa metropolitana di Milano: e verso la fine del '400 la situazione precipita al punto che è a rischio la stessa esistenza del monastero. In quegli anni convulsi esso è teatro di soprusi e violenze: e non furono risparmiate umiliazioni alle monache, che però ricorsero esse stesse alla forza. Ma la difesa era sempre più ardua. E allora, agli albori del 1500, la grande, se si vuole drammatica e geniale, decisione per salvare non il monastero ma l'ente collegato: mettersi sotto la protezione di un altro monastero, questo sì così potente da essere intoccabile.

Quello scelto è il monastero benedettino di Santa Margherita, che sorgeva a Milano dove ora c’è via Santa Margherita, praticamente piazza della Scala. Lì si rifugeranno le ultime sette monache, abbandonando per sempre San Nazaro, che da allora avrà un'altra vita. L'antico chiostro verrà occupato dai massari e dai coloni, che si trasferiscono lì con la famiglia e nei primi decenni del ‘600 arriveranno prima i Ronchi e poi gli Stucchi. Solo a metà dell'800 il grande incremento demografico porterà nuove famiglie: Pirola, Passoni, Casagrande, Colnago/ Colnaghi, Barzio, Perego. Per dare una casa a così tante persone il vecchio storico chiostro non basta più: si comincia con una costruzione sul lato nord davanti alla vecchia chiesa (risulta dal catasto 1721), e poi con gli edifici della “court granda” e, nell'800, della “corte di sopra”. La vecchia chiesa, ormai troppo piccola e poco decorosa, è inglobata nelle nuove abitazioni (ma la bifora della vecchia facciata è lì antico testimone silenzioso); i Muggiasca, comaschi con possedimenti in paese, nuovi proprietari della cascina, subentrati a fine ‘700 alla soppressione del monastero milanese, si decidono per una nuova costruzione e viene prescelto uno spazio al di fuori del perimetro settecentesco della cascina, quasi a guardare a quella Sulbiate, che tanto ha condiviso con San Na zaro. È il 1832. Pochi anni dopo, i Muggiasca lasceranno tutto all’Ospedale di Como. L'edificio si presenta essenziale, decorato con l’immagine dei santi titolari, Nazaro e Celso martiri, popolari in diocesi dopo che sant’Ambrogio ritrovò i loro corpi. E a ricordare il grande passato lì viene trasferito il quadro della Madonna con bambino, opera attribuita a Giuseppe Nuvolone.

Mistero sull’arrivo in cascina del prezioso quadro, ma i legami della famiglia Nuvolone, specie del padre Panfilo, con il monastero di Santa Margherita, fanno ritenere possibile che le monache abbiano chiesto alla bottega dei pittori Nuvolone una Madonna per la loro chiesetta di San Nazaro. Pur se in copia, quella Madonna, che sorregge uno sbarazzino Gesù col suo delizioso dito appoggiato alle labbra, quella Madonna, di cui si sussurra anche di grazie ricevute, quella Madonna col suo delicato sorriso ci accoglie anche oggi. Vale la pena di entrare.

Testata
Bellusco Informa
Autore
Maria Teresa Vismara
Pagina
20
Pagina ove continua
21
Pubblicato il: Mercoledì, 29 Giugno 2022

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