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Il Paese che vorrei. Capace di cogliere le opportunità del nuovo.

Abbiamo parlato spesso della necessità di avere un approccio corretto con le informazioni che recuperiamo sulla rete internet e sui social; dell’importanza della attendibilità delle fonti, dei “suggerimenti” sui contenuti che ci si presentano che in realtà sono studiati ed elaborati attraverso logaritmi complessi.
Ora pare che la discrasia aumenti: si passa da un mondo reale ad uno virtuale, un mondo nel quale si creano giudizi sulle percezioni e non sui dati reali. Si vive sulle esperienze degli altri senza la necessità di verificarle, senza confrontarle con le proprie esperienze e, soprattutto, con i propri valori.

Una fotografia, un articolo di giornale, un pensiero riportato non sono una base sufficiente. Forse non riusciamo a rendercene conto ma si tratta di un cambiamento epocale che tocca ciascuno, molto più determinante di quanto avvenne, ad esempio, con l’avvento  delle trasmissioni televisive. Ma vivere una situazione è, e resterà sempre, un’altra cosa: muovere lo sguardo, esplorare la  profondità, farsi avvolgere dagli odori, sentire il sottofondo.

Esistono milioni di emittenti, informazioni e, soprattutto, emozioni. Tutto questo può rappresentare una enorme ricchezza, grandi possibilità di crescita, il nascere di relazioni positive determinate da conoscenze e competenze diverse.
Nel paese che vorrei, questa rivoluzione in atto dovrebbe trovarci preparati e attenti, capaci di cogliere le opportunità del nuovo. Ma ricordando sempre che il mondo reale, dove è bellissimo vivere, è un’altra cosa.

Testata
Bellusco Informa
Autore
Roberto Invernizzi
Pagina
3
Pagina ove continua
3
Pubblicato il: Giovedì, 21 Giugno 2018

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