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DALLA CATTURA DELLA CO2 ALLE API: L’AGRICOLTURA CHE AIUTA L’AMBIENTE

LE AZIONI DI OGNI GIORNO INFLUENZANO LA QUALITA’ DELL’AMBIENTE E LE SCELTE DI IMPRENDITORI AGRICOLI E DEL COMUNE POSSONO DARE, CON PICCOLI PROGETTI, DEI SEGNALI SIGNIFICATIVI.

Diciannove grammi. Questa è la quantità di anidride carbonica che ognuno di noi produce ogni volta che invia una mail. Cinquanta se c’è un allegato. E se si guarda a tutto l’anno, produciamo circa due tonnellate di CO2 a persona solo per mangiare. La stessa quantità si produrrebbe durante un viaggio in auto da Milano a Calcutta. Questo vale a maggior ragione per le attività produttive. Come rimediare?

Cercando, se non di eliminare, per lo meno di ridurre e compensare le emissioni, che sono la causa principale del riscaldamento globale. Così Chanel, da numero 5, si è trasformata in 1.5° (ossia l’obiettivo di massimo riscaldamento del Pianeta da raggiungere entro il 2030). La casa di moda francese, con il progetto Chanel Mission 1.5°, si impegna a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 50% in dieci anni. Così anche Microsoft, colosso informatico, vuole diventare “carbon negative” entro il 2030, cioè vuole rimuovere dall’atmosfera più emissioni di CO2 di quelle che emette. E per farlo – così come stanno facendo molte aziende – sta avviando progetti di riforestazione.

Ma senza andare troppo lontano, anche il Comune di Bellusco, nel suo piccolo, lotta per ridurre le emissioni di anidride carbonica e per sviluppare un territorio che sia sostenibile. Tanti spazi verdi, tanti gli alberi piantati, con l’obiettivo che in futuro ci sia un albero per ogni cittadino. Ma le iniziative messe in campo dal Comune sono tante e diverse, dall’efficientamento degli edifici alla riqualificazione verde e altro ancora. Uno dei piccoli passi per ridurre la CO2 è stato quello di adibire alcune aree a prato stabile. Si tratta di prati che non vengono arati o dissodati per molto tempo. Fiori e piante di specie diverse vi crescono, così da rendere il prato un rifugio sicuro per api, insetti e uccelli. Ma c’è anche un altro vantaggio: il prato stabile favorisce la cattura e il mantenimento del carbonio. La fotosintesi clorofilliana trattiene l’anidride carbonica e accumula carbonio nei tessuti delle piante, che, decomponendosi, rilasciano sostanze utili al terreno.

Ecco perché il rispetto della condizione di prato stabile favorisce la diminuzione di emissioni di gas serra, creando un ecosistema coerente e funzionale per le coltivazioni. Un’azione semplice, quella di destinare alcuni spazi a prato, ma che ha innumerevoli benefici. Perché non istituire, quindi, una regola che permetta di lasciare, per ciascun campo coltivato, un’area a prato stabile così da ridurre la CO2, aiutando nello stesso le api a trovare un habitat più favorevole? Ma i benefici non finiscono qui. Il prato stabile di Bellusco, inquadrandosi nel progetto “Natura vagante” del Parco P.A.N.E, ha anche un altro vantaggio: permette ai pastori di avere territorio su cui poter passare e sostare con le proprie greggi.

E proprio in prossimità del prato, qualche anno fa sono state posizionate – insieme alla Proloco – alcune cassette per le api, sempre più in pericolo. Mestieri storici, quello del pastore ma anche quello dell’agricoltore. Così, cercando di portare avanti la tradizione ma cambiandone la prospettiva, si cerca di sviluppare un’agricoltura che rimanga ancora legata alle stagioni. Va in questo senso la concessione agricola rilasciata dal Comune in un’area tra Bellusco e Mezzago. Nessuna coltivazione intensiva, fonte di inquinamento e di emissioni, ma grande attenzione al biologico e alle colture antiche e tipiche del territorio, che agevolano la sostenibilità e la biodiversità. Le piante vengono posizionate in base ai bisogni che hanno; si creano combinazioni di colture che si aiutano a vicenda. Così, disegnando uno spazio in cui ogni pianta è posizionata nel luogo che per natura gli è più congeniale, si valorizza il territorio rendendolo ugualmente produttivo, ma riducendo sensibilmente l’anidride carbonica prodotta dagli interventi dell’uomo.

Il periodo del Covid ha incentivato le riflessioni sulla salute dell’uomo, ma anche della terra. Sono così nate molte iniziative di privati volte a pensare in modo differente l’uso dei terreni agricoli. Tra le tante del territorio, c’è quella di Shirin Tulipani, il campo tra Bellusco e Ornago. Prima i tulipani, poi il labirinto di girasoli e ora il campo di zucche, il progetto nasce durante il lockdown dalla volontà di prendere in mano il lavoro dei familiari, agricoltori da generazioni, per cambiarlo e farne qualcosa di positivo. Così, oltre a essere un toccasana per l’umore di chi si avventura tra i campi, diventa anche un investimento per l’ambiente. No ad agricoltura intensiva, ma spazio per api, insetti impollinatori e coltivazioni bio. Con i girasoli, infatti, erano state installate otto arnie, da cui è stato prodotto miele totalmente biologico. Un modo per aiutare le api a sopravvivere e per contrastare il continuo calo.

Testata
Bellusco Informa
Autore
Beatrice Greco
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2
Pagina ove continua
23
Pubblicato il: Venerdì, 03 Settembre 2021

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